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 la sindrome della principessa triste

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AutoreMessaggio
Sophie
Frammento di vita.
Frammento di vita.
Sophie

Femmina Acquario

Num.di messaggi : 118
Iscritto : 14.06.09
Località : Estera
Età : 44
Reputazione : 6

Foglio di personaggio
Isola Vergine: La vipera del hypnose
Vita:
la sindrome della principessa triste Left_bar_bleue30/100la sindrome della principessa triste Empty_bar_bleue  (30/100)

la sindrome della principessa triste _
MessaggioTitolo: la sindrome della principessa triste   la sindrome della principessa triste Icon_minitimeMar Giu 15, 2010 1:06 pm

Nella
pratica clinica, si incontrano spesso giovani donne che hanno
difficoltà nelle relazioni d’amore. Sono ragazze che pur avendo
occasionali relazioni con l’altro sesso, non riescono a concedersi la
possibilità di un incontro importante o che allontano nel tempo
l’esperienza sessuale, anche dopo i trent’anni. Spesso sono graziose e
curate, lavorano o studiano. Giustificano la mancanza di esperienze
amorose raccontando di situazioni deludenti, spesso storie
adolescenziali dove è mancato il tempo di conoscere l’altro.
Queste donne lamentano di non incontrare partner interessanti, gli
uomini sembrano misteriosamente scomparsi.
Sognano una
storia romantica, un incontro folgorante e struggente con un lui
seducente ed accogliente, un amore totale, perfetto, gratuito ed
immediato. Esattamente quello che immaginano essere l’esperienza di
tutte le altre donne, quelle fortunate che si fidanzano e si sposano. A
questo ideale amoroso, si contrappone un atteggiamento di diffidenza e
di ritiro dalle relazioni e soprattutto una profonda paura per il
proprio desiderio o attrazione verso un uomo. La sessualità è vissuta
come qualcosa che non le riguarda, che le sfiora appena.
La diffidenza
si esprime anche con l’atteggiamento del corpo, con una rigidità
muscolare che sembra mantenere una corazza che nasconde l’emozione. Se
un lui sconosciuto mostra un interesse verso la triste-solitaria,
questa immediatamente attiva una barriera emotiva e spesso anche
corporea, per arginare la propria eccitazione vissuta come pericolosa.
L’emozione è anestetizzata con ogni mezzo, compresa la fuga o
l’allontanamento dell’uomo.
Apparentemente opposto, è il comportamento di quelle donne che
ricercano attivamente incontri sessuali ma che si ritirano al primo
accenno di coinvolgimento emotivo.
Spesso il lui in questione è già impegnato, magari più giovane o
straniero o in procinto di allontanarsi.
Anche moltiplicando gli incontri sessuali, questi non lasciano tracce,
la principessa resta sola e incompresa dimenticata dal principe ideale.
Se l’attesa
si protrae nel tempo, aumenta l’infelicità ed il sentimento di
sconfitta e di amarezza profonda, questo a prescindere dal successo
professionale e personale in altri campi.
Queste donne sono accumunate dall’attivazione di una severa difesa alla
possibilità di un rapporto affettivo ed emotivo con l’altro sesso.
Il paradosso è che la cosa che desiderano di più è anche quella che le
spaventa. L’assenza del rapporto con l’uomo, è avvertita come la causa
ultima dell’insoddisfazione e del senso di vuoto, ma la realizzazione
di un incontro è evitata con ogni mezzo ed agito.
Uno
stereotipo comune tra le donne che non riescono ad incontrare il
partner ideale è la ricerca del “bel tenebroso”, ossia di un uomo
sfuggente, concentrato su di se e i propri interessi, propenso ad una
storia sessuale. Il paradosso è che se “il bel tenebroso” si lascia
avvicinare sul piano affettivo, viene immediatamente degradato a
semplice uomo perdendo gran parte del fascino ed attrattiva.
Un altro
comportamento tipico delle principesse-tristi, è quello di svalutare
gli uomini che le corteggiano, questi non sembrano mai abbastanza
interessanti o attraenti. La svalutazione dell’uomo sembra collegata
all’immagine che queste donne hanno di sé stesse, ossia non reputandosi
abbastanza principesse da poter interessare un vero uomo, considerano
ogni maschio che le corteggia come poco appetibile.
La
principessa-triste è prigioniera di una fitta ragnatela, apparentemente
senza via di uscita, di cui è lei stessa la principale artefice e
vittima. E’ proprio il comportamento di queste donne-tristi, piuttosto
che le reali condizioni esterne, ad ostacolarle nella realizzazione del
loro più grande desiderio consapevole. Il comportamento appare
contraddittorio rispetto ai desideri, è evidente una scissione che le
imprigiona nella ripetizione coatta di modalità disfunzionali.
Per gli
uomini e le donne la base su cui si fonda la qualità delle interazioni
amorose ed erotiche, è strettamente legata alla prima infanzia in
particolare al rapporto con la madre e come questa permette al padre di
avvicinarsi al figlio.
Questa origine antica, è spesso disconosciuta ed apertamente negata se
confrontata con l’esperienza delle persone impegnate in difficili
rapporti affettivi.
Freud dalla
fine dell‘800, ha aperto la strada alla scoperta dell’inconscio,
all’interpretazione dei sogni, al riconoscimento della sessualità e del
complesso edipico come fondanti dello sviluppo umano.
Dopo Freud, moltissimi autori hanno studiato e approfondito questi temi
ma la sua grande e straordinaria eredità, ossia la scoperta del
relativismo della ragione a favore della predominanza dell’inconscio,
viene ancora oggi accolta come qualcosa che non riguarda direttamente
ognuno di noi ma al massimo qualcun‘altro, sospettato di diversità.
Sembra
esserci una sorta di massiccia negazione collettiva delle
interpretazioni che riportano alla complessità della psiche. Le
principesse-tristi non fanno eccezione a questo clima culturale, non
sono libere di vivere la sessualità e l’affettività anche se immaginano
che la loro sia una storia unica, legata ad eventi casuali.
La capacità
d’amare e di vivere una sessualità appagante, sono funzioni elevate e
complesse che richiedono l’accesso ad una relazione intima con un
oggetto differenziato, integrato, totale. Bisogna che la persona sia in
grado di riconoscere l’esistenza dell’altro separato da sé e che viva,
senza troppa colpa edipica, la sessualità e l’appagamento erotico.
Non sempre è
facile o possibile vivere l’amore sessuale maturo che di per sé, è una
condizione fragile ed instabile che richiede continui aggiustamenti e
cambiamenti durante le diverse fasi della vita.
Vi sono anche delle specifiche patologie di personalità, come la
personalità borderline e l’isteria, che secondo lo psicanalista Otto
Kernberg, interferiscono con la possibilità di vivere l’amore maturo.
La forma più severa riguarda la personalità borderline con importanti
tendenze all’auto distruttività, l’antisocialità o con patologia
narcisistica. In questo quadro clinico, sia gli uomini che le donne,
possono mancare di qualsiasi investimento sessuale, sono incapaci di
provare desiderio sessuale. La loro storia è caratterizzata da eventi
gravemente traumatici, abusi fisici e sessuali o da figure parentali
inadeguate e lontane.
Essi vivono fantasie primitive dominate da interazioni fondate sul
potere giocato nel ruolo attivo-sadico o passivo-masochistico.
Kernberg
distingue tra i borderline, un gruppo meno disturbato che può vivere
l’eccitazione sessuale ed il desiderio erotico ma che ha serie
difficoltà a mantenere una relazione stabile in quanto i meccanismi di
scissione, dividono il mondo delle relazioni oggettuali interne ed
esterne, in immagini idealizzate e immagini persecutorie.
Le relazioni d’amore di questi pazienti, anche se fragili, possono
comprendere il desiderio erotico, l’idealizzazione primitiva
dell’oggetto d’amore. Il limite è dato dalla tendenza ad improvvise e
radicali reazioni di delusione che trasformano l’oggetto idealizzato in
persecutorio.
Questo tipo
di pazienti dimostra come la piena capacità di eccitazione sessuale e
di orgasmo unita ad un coinvolgimento passionale, non sia garanzia di
maturità affettiva, infatti i borderline mostrano un tipo primitivo di
innamoramento, caratterizzato dall’idealizzazione irreale dell’oggetto
d’amore che rimane misconosciuto.
Molti
pazienti con struttura narcisistica di personalità possono provare un
coinvolgimento erotico e anche vagamente sentimentale, senza però avere
la capacità di un profondo investimento emotivo, spesso non vivono
l’innamoramento. I borderline pur ricercando attivamente i partner
sessuali perdono immediatamente interesse quando questi si rilevano
disponibili. L’eccitazione sessuale è diretta verso una persona
considerata attraente o apprezzabile dagli altri e che suscita una
forte invidia fino a determinare la tendenza inconscia a svalutare e
distruggere l’oggetto invidiato che, una volta conquistato, perde ogni
potere di eccitazione sessuale.
Accanto ai
borderline, Kernberg distingue i pazienti isterici con tratti
masochistici anche questo gruppo può incontrare importanti difficoltà
nel vivere la coppia ma questa volta, per una profonda colpa edipica
inconscia rispetto allo stabilire una relazione duratura e matura che
rappresenta a livello inconscio, la soddisfazione edipica proibita.
I pazienti nevrotici per i loro conflitti edipici sono fondamentalmente
inibiti, non impossibilitati come i narcisisti, alla normale relazione
d’amore. Infatti, i nevrotici hanno maturato la costanza dell’oggetto e
una realistica capacità di valutazione di sé stessi e dell’altro, sono
in grado di stabilire importanti e durature relazioni purché non sia
coinvolta la sfera sessuale.
Il comportamento amoroso delle principesse-tristi, può rientrare sia
nella patologia narcisistica che in quella isterica, la differenza
diagnostica dipende dalla costanza o meno dell’oggetto, comune è
l’infelicità ma la sua causa può avere un’origine molto diversa.
Le principesse-tristi narcisiste non si innamorano, spesso si
rifugiano in sogni romantici, non provano eccitazione sessuale o
desiderio erotico, anche la masturbazione può essere scarsa e poco
soddisfacente. In questo gruppo possono rientrare anche le donne che
ritardano molto l’inizio dei rapporti sessuali.
Le principesse-tristi che invece hanno raggiunto la costanza
dell’oggetto, si innamorano, provano desiderio sessuale, ma la colpa
edipica le allontana dalla realizzazione di una matura relazione
sessuale.
Si tratta di
donne che da bambine hanno avuto una troppo ambivalente relazione con
la madre, la quale non è stata in grado di tollerare la sessualità
della figlia e successivamente il suo amore per il padre. Il normale
cambiamento di oggetto della bambina, dalla madre al padre, è
inconsciamente distorto.
Tutto questo può aumentare la colpa inconscia rispetto all’intimità
sessuale che accompagna il coinvolgimento affettivo con l’uomo,
portando ad una relazione sadomasochistica.
Le
principesse-tristi, sono spesso rancorose hanno l’atteggiamento di chi
si aspetta di essere risarcito da un torto subito.
Masud Khan in un saggio, associa l’isteria al risentimento, afferma che
le bambine isteriche non hanno ricevuto un sufficiente sostegno
dall’ambiente, hanno la costante sensazione che qualcosa sia stato loro
negato e i loro desideri disconosciuti. L’esperienza infantile è stata
carente, hanno vissuto una scissione tra sessualità e bisogni dell’Io
corporeo. In età adulta, l’angoscia viene affrontata tramite la
sessualità, da ciò dipende sia la promiscuità che l’inibizione
sessuale. (Khan, 1983)
Paradossalmente, il successo sessuale equivale inconsciamente alla
castrazione delle capacità dell’Io, arrendersi sessualmente all’oggetto
implica il pericolo dell’annientamento dell’Io, da ciò il rifiuto
dell’oggetto prima desiderato e cercato.
Il pretesto del risentimento dell’isterico è che anche il nuovo oggetto
d’amore le ha deluse, poiché non le ha riconosciute nella loro
autenticità.
Le principesse-tristi cercano con il linguaggio sessuale, di ottenere
una gratificazione affettiva, confondendo la lingua degli adulti con
quella infantile, ossia sovrapponendo il linguaggio della passione a
quello della tenerezza (Ferenczi, 1933).
Si rifugiano nei sogni romantici ad occhi aperti che, come scrive
Bollas in “Isteria”, sostituiscono i contenuti erotici rimossi o
dissociati, allontanano le tematiche sessuali per cercare di avvicinarsi
ad un elevato ideale del Sé, un po’ come avviene nella trama dei
romanzi rosa o in modo più attuale, in molte storie delle fiction
televisive.
Come poter
aiutare le principesse-tristi?
Il primo passaggio è una diagnosi differenziale tra struttura di
personalità prevalentemente narcisistica od isterica. Si tratta di
pazienti molto diverse tra loro in quanto nel caso della patologia
narcisistica, è proprio il riconoscimento di un oggetto intero separato e
visto in modo realistico ad essere carente o distorto, invece la
paziente nevrotica ha raggiunto la persistenza dell’oggetto, la
difficoltà è legata alla colpa edipica.
Comune ai due gruppi clinici è però una certa idea della femminilità e
del ruolo della donna.
Freud,
nell’identificare le origini psichiche dell’isteria, è partito da una
scoperta essenziale che non sempre viene evidenziata, ossia anche le
donne, non solo gli uomini, hanno una libido che se non trova una via
di soddisfazione nella realtà, si ritorce contro la persona che inizia a
soffrire di sintomi che rappresentano il compromesso tra la libido
stessa e la difesa. Freud, in modo originale, ha riconosciuto alle donne
il diritto alla potenza aggressiva dell’energia sessuale, riconoscendo
alla donna un ruolo sessuale pari a quello maschile, separato dalla
funzione materna.
Come afferma la psicanalista francese Sophie Cadalen, che si è occupata
in più scritti della questione maschile e femminile, nonostante i
contraccettivi e quindi il controllo delle nascite, la maternità a
livello inconscio assicura ancora una normalità della femminilità, le
donne occidentali seguitano a sentirsi in colpa per la sessualità e la
femminilità.
Assumersi il ruolo di protagoniste delle proprie scelte sessuali, ne
comporta anche la responsabilità.
Le principesse-tristi restano in attesa, anche se apparentemente
attive, sono arroccate nella loro torre solitaria, è sempre il principe
che le deve raggiungere e coinvolgere nell’amore e nell’eros.
Se la conquista della felicità dipende da ognuno di noi, uomo e donna,
essere felici può fare paura perché significa diventare protagonisti
della propria vita. Non basta un principe qualsiasi ma serve che il
nostro desiderio incontri, nella realtà, il desiderio dell’altro.
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