Eravamo campioni del mondo. In fondo, questo era l'atto di fede verso una Nazionale inadeguata al compito. Abbiamo passato un mese avvolti di suggestioni eppure convinti della modestia dell'organico. Lippi ci ha trascinato su un piano diverso, cercando di nascondere quello che il campo – da mesi – raccontava. Parlava del carro del vincitore, per spaventare le cassandre, ma guidava un carretto con sopra anticaglie consunte e pezzi nuovi finiti in un gioco troppo grande. L'Italia è eliminata, meritatamente. Ultima, addirittura, in un girone di squadre limitate e senza alcun rango.
Arriviamo dietro alla Nuova Zelanda, compagine che fa colore, per non averla saputa battere, e distanziati da Paraguay e Slovacchia: la prima è squadra antica ma niente più che pignola, l'altra è un gruppo nuovo ma senza classe, che ieri ha avuto il suo giorno di gloria. Essendo impossibile per i Kiwi vincere un match, sarebbe infine bastato un pareggio nutrito di reti per andare avanti, e naufragare contro gli olandesi. Ma abbiamo perso, giocando novanta minuti in affanno e ancora una volta ci sembra mancare il frasario onesto nell'analisi: “Eravamo terrorizzati”, dice Lippi. No, eravamo scarsi, e se anche l'emozione ci avesse ridotto la qualità, va comunque a saldo delle colpe di aver scelto giocatori sensibili alla ribalta. Va detto che anche loro, gli slovacchi, sono parsi faticosi nel manovrare.
Però avevano più rispetto per le geometrie, ed hanno masticato la partita come un tozzo di pane duro, usando i terzini – i migliori: Pekarik e Zabavnik – per impedire a Iaquinta di ricevere palla sugli esterni, e dunque favorire l'inserimento di Di Natale o Pepe. Infatti nel primo tempo l'Italia è nulla, mentre la Slovacchia riesce nell'intento speculare, perché Vittek è capace di far entrare al tiro i compagni, dominando fisicamente Cannavaro e Chiellini, quando duella al centro, e Criscito, quando si decentra a destra. La loro superiorità non produrrebbe nessun gol, ma solo qualche errore di mira di Hamsik. Allora provvediamo con i due nostri migliori giocatori fino a ieri: De Rossi azzarda un disimpegno verso Montolivo, che vegetava: Kucka lo anticipa, serve Vittek che si piega per trovare angolo al suo destro preciso, non forte.
Lippi, per la terza volta in tre gare, cambia tutto all'intervallo: la chiama duttilità, ma in realtà è confusione, anzitutto sua. Dal 4-3-3 passa al 4-4-2, con Quagliarella a sinistra. Entra anche Maggio, per aggiungere corsa. Adesso la partita è drammatica, quindi bella per chi si droga di pathos. Truculenza e poco calcio. Quagliarella però aggiunge mistero alla nostra gita africana: è decisamente il migliore fra gli attaccanti, eppure è l'ultimo che Lippi presenta. Poi viene Pirlo, che ci mette mezz'ora di fosforo, ma che fa l'effetto dell'enterogermina: quella fialetta che si prende quando ormai siamo spossati. Le quattro reti finali, che confezionano un risultato assai più grande dei valori visti, ma che mai ci ha trovato appaiati agli slovacchi, s'inaugurano ancora con Vittek, che è in stato di grazia e mortifica Chiellini.
Questo baratro permette a noi di lasciarci andare, e appaga gli altri e allora – solo allora – si vede qualcosa. Iaquinta, fin lì complice dei nostri avversari, scambia di tacco con Quagliarella e ci esce il gol di Di Natale, facile facile. Arrembaggio, gol annullato ancora a Quagliarella, ci prepariamo al miracolo e a buttar per aria tutti gli appunti, le esequie e le noie e sì, a salire sul carro del vincitore. Intanto, cerchiamo di recuperar palla dal portiere scatenando una rissa da bulli e anche un po' vigliacca, due contro uno. Ma è un giorno giusto e Kopunek ci riallontana, seguendo una rimessa laterale. È un giorno giustissimo, anzi, e Quagliarella ci conferma gli abbagli di Lippi, con un pallonetto incantevole. Finale esagitato, gli slovacchi fanno moine senza eccessivi pudori: questo modo di fare non è sportivo, ma l'abbiamo inventato noi. Palla nel mucchio e Pepe all'ultimo secondo pretende di colpire di destro una palla che gli sfila verso sinistra: la sua presenza nella disperata mischia è generosa, ma l'idea è sbagliata, l'esecuzione sbilenca. In quel tiro, c'era l'Italia di Lippi.
Sab Giu 26, 2010 9:57 pm