ROMA - L'appello ad abbassare i toni e la preoccupazione per lo scontro politico in atto sono gli stessi, ma la prima e la seconda carica dello Stato in due interviste, una all'Unità e una al Corriere della Sera, indicano ricette diverse per rispondere ad una crisi politica che non mostra segnali di arretramento. E se Giorgio Napolitano avverte il pericolo di una 'gelata elettorale' sui primi "positivi e incoraggianti" segnali di ripresa economica, Renato Schifani premette che di alternative alla maggioranza scelta dagli elettori non ce ne sono. Il capo dello Stato, insomma, mette in guardia dalle conseguenze che un "vuoto politico" porta con sé anche a livello economico, il presidente del Senato teme invece un logoramento che sterilizzerebbe l'azione riformatrice cui è intitolato l'intero programma di legislatura. Nell'intervista al quotidiano fondato da Gramsci, Napolitano non si sbilancia in previsioni sugli sviluppi del "serio conflitto politico" in atto nel centrodestra, ma fa sapere che se la situazione si aggravasse compirà "tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad essa ispiratasi chiaramente dettano".

Un modo, questo, per ricordare che il Colle deve tentare ogni strada per cercare 'salvare la legislatura' vedendo se il Parlamento può esprimere ancora una maggioranza. Diversa l'opinione del presidente del Senato. La premessa è che è necessario lasciar spazio alle colombe e "far tacere i falchi" e cercare un'intesa nel centrodestra per fare le riforme necessarie al Paese. "Se la maggioranza ci riuscirà - é il ragionamento - allora la legislatura sarà salva. Altrimenti occorrerà andare subito a una nuova legislatura". Niente esecutivi tecnici o di transizione, è lo stop del primo inquilino di Palazzo Madama. Una presa di posizione, quest'ultima, sottoscritta in pieno dal Pdl che arriva, con Fabrizio Cicchitto, a ventilare l'ipotesi di scendere in piazza di fronte a "soluzioni di Palazzo". Il centrosinistra, invece, approva in pieno le parole di Napolitano e va all'attacco del presidente di Palazzo Madama colpevole di un "nuovo strappo istituzionale" ancor più grave, per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, se letto insieme alle parole di ieri del ministro Franco Frattini che ha detto no a esecutivi tecnici appellandosi alla 'Costituzione materiale' che "affida agli elettori la scelta di quale presidente e quale coalizione debba governare".

"Finché Berlusconi non avrà fatto la Costituzione di Arcore - attacca Bersani - volente o nolente rispetterà quella su cui ha giurato. Sappia che le minacce esplicite o velate non impressionano nessuno". Diverse le posizioni di Napolitano e Schifani anche sugli attacchi di questi giorni a Gianfranco Fini. "Ho sempre ritenuto - dice Napolitano in proposito - che nessun contrasto politico debba investire impropriamente la vita delle istituzioni. Perciò è ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell'attività legislativa". Schifani d'altro canto, non commenta le vicende della casa di Montecarlo "per rispetto e garbo istituzionale", ma biasima il fatto che "Fini, da cofondatore del Pdl, non ha mai smesso di fare politica". "E quando si fa politica - allarga le braccia - ci si espone ad attacchi. Può succedere, e purtroppo è accaduto". Il presidente del Senato "é un politico di parte", è la replica dei finiani di Futuro e Libertà, soddisfatti, invece, delle parole del presidente della Repubblica a difesa del primo inquilino di Montecitorio sottoposto in questi giorni a "continui e deliranti attacchi"


da ansa.it