ROMA
Silvio Berlusconi lo aveva già detto chiaramente al termine del vertice del Pdl di venerdì. E di fronte alle riserve dei finiani sul 5% della piattaforma in cinque punti, su cui il governo chiederà la fiducia, lo ha ribadito anche ieri con altrettanta fermezza: sui cinque punti, processo breve e riforma del Csm compresi, non c'è alcun margine di trattativa. Il programma non è negoziabile. «Prendere o lasciare». Per Umberto Bossi però a questo punto l'unica soluzione è andare a votare.
Il premier ha lanciato il nuovo ultimatum nel corso del vertice di ieri mattina a Palazzo Grazioli sull'organizzazione del partito. Berlusconi ha ribadito che non vuole farsi logorare in estenuanti trattative. La fiducia che il governo chiederà sui cinque punti programmatici non potrà riguardare solo alcuni aspetti del programma, ma dovrà comprendere l'intero pacchetto. Il nodo resta la giustizia e in particolare il cosiddetto processo breve, che alcuni esponenti finiani hanno già detto di voler discutere. Ma il premier, ai presenti, è sembrato determinatissimo: o votano il programma al 100% o arrivederci e grazie.
Più che a Gianfranco Fini, l'aut aut di Berlusconi è parso diretto al capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino, alle cui riserve sul 5% ha fatto infatti riferimento. Nel mirino del premier ci sono i falchi finiani, i soliti «cattivi consiglieri», Bocchino, Briguglio e Granata. La replica di Bocchino non si è fatta attendere. I finiani non sono disposti a concedere deleghe in bianco. Alcuni punti del documento illustrato da Berlusconi suscitano «fortissime perplessità». E la «logica del prendere o lasciare», sottolinea in serata Bocchino, «non appartiene alla politica ma al commercio». La fiducia sui cinque punti, assicura comunque, non è in discussione, «ma senza coartare la nostra libertà di approfondire alcuni temi, a partire dal processo breve».
Berlusconi teme il rischio di una guerriglia parlamentare crescente e vuole impedire ogni "furbizia" da parte dei finiani, in particolare sulla giustizia. Per questo i punti del programma su cui chiederà la fiducia delle Camere saranno estremamente dettagliati. Non ci devono essere equivoci. Altrimenti, come ultima ratio, resta il ritorno alle urne. Elezioni anticipate, che Umberto Bossi, forte del più che probabile successo della Lega, considera a questo punto l'unica vera soluzione. Indipendentemente dal «progettino» presentato dal Pdl. «Io penso che bisogna andare alle elezioni comunque: mi sembra improbabile che si possa andare avanti così», ha spiegato, definendo «ridicola» l'idea di tentare di recuperare Pier Ferdinando Casini e l'Udc, invitati ieri dal premier a "tornare all'ovile", dove, a suo giudizio, prenderebbero più voti. «Ho telefonato a Silvio – ha spiegato Bossi - e gli ho detto che non va bene. Gli ho detto guarda che con Casini noi non ci stiamo. Nomen omen, Casini uguale a casino». Non manca una frecciata anche a Fini, che «dà di matto a tirare fuori il matrimonio omosessuale...».
da il sole 24 ore
Dom Ago 22, 2010 5:07 pm